Nostalgia

7 Aprile 202468/1003 min
Uscita
2022
Regista
Mario Martone
Paese
Italia / Francia
Durata
117 min
Voto complessivo
I nostri voti
Regia
75%
Recitazione
75%
Sceneggiatura
70%
Fotografia
70%
Colonna sonora
50%
Semantica
70%
In breve
La trasposizione cinematografica del romanzo di Ermanno Rea poggia su un Favino sempre ispirato e, secondo il sottoscritto, riesce là dove molti prima hanno fallito: regala un racconto "vero" di Napoli senza scadere nello stereotipo o nel politicamente corretto.

“Nostalgia” è stato per me inizialmente paura. Quando ho scoperto che il film era ambientato a Napoli, che era diretto da un regista napoletano e dopo aver visto i primi 10 minuti copiati e incollati da “La grande bellezza” (no, non ci sono suore e non vanno in motorino senza casco), mi sono preparato al peggio.

Mi si stagliava davanti la sagoma di Sorrentino con la maglia di Maradona pronto a offrirmi le mille virtù e i pochi vizi della città più discussa dello stivale è invece no, clamoroso al Cibali, non è niente di tutto questo.

Il regista Martone è talmente in forma, come già dimostrato in “Qui rido io”, che non solo riesce nell’intento di dare dignità cinematografica al romanzo di successo di Ermanno Rea, ma si lancia nell’impresa di far recitare un dialetto egizio-napoletano a Favino, che a saperlo prima ci avrebbe risolto tutti i problemi diplomatici con quel Paese. “Una volta c’erano i dialetti per tutti gli attori. Ora li fa tutti Favino” (semi cit.).

Nostalgia, nostalgia canaglia, che ti prende proprio quando non vuoi

Il film rompe i cliché: non c’è la Napoli alto borghese, non c’è quella dell’arte dell’arrangiarsi, non c’è quella di Gomorra, o forse ci sono tutte, ma nessuna di queste prevale, sono vere, crude, dirette e, finalmente, credibili. Tutto questo per dirvi che l’opera è veramente un piccolo trattato sulla nostalgia, raccontato attraverso gli occhi di Felice, figlio di Napoli, il quale torna a casa dopo 40 anni e scopre che, in fondo, poco è cambiato. Si rimane così piacevolmente intrappolati nel processo di reinserimento di Felice nei suoi luoghi d’infanzia, nei quali riscoprirà usi, costumi e contraddizioni.

Consigliato? Ricesse ‘e sì.

Jingle Welles

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